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Venerdì 17 settembre

Collettiva di Pittura – RamificAZIONI – inaugurazione

Gli ultimi mesi hanno visto i musei e i luoghi d’arte riaprire lentamente le loro porte ai visitatori. Anche il PAC di Novi di Modena, con qualche piccola misura precauzionale e grazie al green pass, si muove. Tuttavia, se è vero che la crisi dovuta al virus e al lockdown ha avuto l’effetto deprecabile di ridurre drasticamente le opportunità espositive è vero anche che il lockdown ha regalato tempo per la ricerca e aumentato le opportunità di rinnovamento estetico. Un piccolo ma produttivo vantaggio. E pure gli artisti sono cambiati. La messa a punto dei siti web e le presenze online sono diventate abitudini costruttive e condivise, così come le partecipazioni sui social. Tutti ormai apprezzano sempre più gli interventi digitali. Personalmente, da quando ho scoperto internet, negli anni novanta, l’ho sempre considerato uno strumento essenziale per chiunque, e, in specifico, in campo creativo, per chi volesse scavalcare le barriere fortificate dei “recinti dell’arte”. Tanti artisti sono stati contaminati da spinose questioni sociali, da pericolose minacce esistenziali, dalle evidenti devastazioni del cambiamento climatico. Sono perciò scesi dall’albero in cui spesso si rifugiavano e hanno cominciato ad inalberarsi consapevolmente… 
Ed eccoci arrivati finalmente all’esito di questa premessa: chi si accosta, appunto, a “inAlberarsi” (questo il titolo della speciale rassegna del PAC) comprenderà bene i cambiamenti avvenuti in comportamenti, temi e poetiche dell’universo artistico.  Le opere di Manuela Bedeschi, Tiziano Bellomi, Massimo Bassi, Sara Bendin, Adriano Boccaletti, Massimiliano Boschini, Monica Callegari, Massimo Canuti, Emanuela Cerutti, Elena Fabretti, Nicla Ferrari, Matteo Gandini, Sara Gelmini, Franco Girondi, Mariella Gorla, Franco Mora, Carlo Moretti, Sara Puglisi, Natale Rovesti, Tiziana Salvi, Elisa Sivieri e Tytty San (Santa Sammartino) sono realizzazioni che hanno portato all’arte un’apertura liberatoria, con un’immersione in una dimensione inedita per creatività e contenuti. Il tempo della “chiusura” è stato lungo, ma forse non inutile: forse qualcosa abbiamo imparato dal “rallentamento” forzato che ancora influenza le nostre vite. Tutti questi artisti hanno compreso che il ritorno a una normalità deve significare riempire ogni momento di ogni singolo giorno di responsabilità e di rispetto per la natura e per il pianeta in cui viviamo. Ognuno di loro ha capito che la distanza fisica può (e forse deve) generare comunque “vicinanza sociale”, solidarietà e impegno. E infine a tutti è apparso chiaro che la ricerca del bello, nello spazio della creatività umana, può aiutare e dare nuovo senso alle purtroppo brevi opportunità dell’esistenza. 
Tutte le opere esposte intessono un dialogo con un ambiente da tutelare, valorizzandone la rappresentazione formale (pittorica o fotografica, iconica o aniconica), rendendolo protagonista di un’operazione che interpreta la natura nella sua più poetica dimensione umana e artistica. L’Aia Folk Festival accende dunque di nuova luce il PAC di Novi di Modena con una rassegna nuova e interessante: sarà la speranza di una stagione in cui rivivere e far rivivere ancora gli appuntamenti estetici “in presenza”. “Pienamente convinti, certo, che l’esperienza fisica e visiva dell’arte e la relazione integrata e integrante con le comunità artistiche siano essenziali per riavviare un dialogo pieno ed efficace – come afferma Gianfranco Ferlisi – eccoci pronti a ricominciare. Qui, nella futuribile architettura del Polo Artistico Culturale di Novi di Modena, si offrono testimonianze di varie esperienze di post lockdown art. Qui ogni formalismo superfluo è bandito. Qui si entra nelle novità di distinte ricerche.  Mentre ogni artista ci porta a comprendere il valore del bello. Amore, Anima, Pietas, Bellezza: nella realtà in cui viviamo queste forze sono tra le poche tracce della consistenza intangibile delle dimensioni ideali. Una grazia speciale è, ciononostante, visibile in ogni opera: segni di un invisibile che irrompe nel visibile. Chi cerca il Bello si imbatte in un frammento, in una piccola scintilla del mondo superiore al quale apparteneva e dal quale è caduto. Tuttavia, benché la bellezza che osserviamo sia piccola, un’inezia, è pur sempre un dono specialissimo. E lo spettatore che osserva e si aggrappa a questa scintilla, comprende l’intuizione dell’artista e la fatica del suo operare”.